Il sito che ha rivoluzionato (e forse rovinato) la critica cinematografica: cos’è e come funziona Rotten Tomatoes.
Nel mondo del cinema, le opinioni contano quanto le immagini. Da sempre i critici hanno avuto il compito di orientare gli spettatori, analizzando film con uno sguardo profondo e consapevole.
Tuttavia, negli ultimi decenni, qualcosa è cambiato: la recensione si è fatta numerica, visiva, immediata. Un piccolo simbolo – un pomodoro fresco o marcio – ha iniziato a influenzare milioni di spettatori.
Rotten Tomatoes nasce nel 1998 come progetto universitario. Il nome, ispirato all’usanza di lanciare pomodori agli attori per protestare, racchiude già in sé un giudizio forte, netto. Il sito cresce, si trasforma, si automatizza, ma resta fedele a un principio: raccogliere recensioni e tradurle in una percentuale. Un numero che, all’apparenza, racchiude il valore di un film.
A cambiare, nel frattempo, è anche il concetto stesso di critica. Se un tempo per diventare recensori serviva studio, esperienza e una redazione alle spalle, oggi basta una piattaforma. Dai blog a TikTok, tutti possono dire la propria. Rotten Tomatoes ha contribuito a questa democratizzazione, ma allo stesso tempo ha reso indistinto il confine tra l’opinione esperta e quella spontanea.
Il meccanismo dietro al Tomatometer
Il sistema del sito si basa su una logica semplice: più recensioni positive, più alta è la percentuale. Se oltre il 60% delle recensioni sono favorevoli, il film è considerato “fresh”, altrimenti “rotten”. Tuttavia, non conta il peso delle singole recensioni, né la loro qualità: una sufficienza vale quanto un’ovazione. Questo meccanismo crea distorsioni. Un film con molte recensioni mediocri può ottenere una valutazione più alta di uno che ha pochi entusiasti e altrettanti detrattori.
Nel 2018 il caso del film Ophelia ha sollevato più di un dubbio. Secondo il sito Vulture, l’agenzia pubblicitaria Bunker 15 avrebbe pagato alcuni recensori per scrivere in modo positivo, alterando la valutazione del film e facendo salire il tomatometer dal 46% al 62%. Come ricorda anche Thepasswordunito, questo episodio ha aperto un dibattito sulla manipolabilità del sistema e sulla sua reale affidabilità.

Un sito potente, ma sempre più discusso
Nonostante le critiche, Rotten Tomatoes resta un punto di riferimento. Il pubblico lo consulta, i produttori lo temono, i registi – come Martin Scorsese – lo criticano. Il problema non è tanto nella sua esistenza, quanto nel potere che ha acquisito. In un contesto in cui tutto deve essere immediato, il tomatometer rischia di appiattire la funzione critica in un giudizio binario, trasformando il dibattito in una semplice percentuale.
Sempre più spesso le recensioni si riducono a pro e contro, dimenticando che il vero scopo della critica è interpretare, contestualizzare, stimolare il pensiero. Se continuiamo a valutare i film in base al colore di un’icona, potremmo perdere ciò che davvero conta: la capacità di guardare oltre, di ascoltare le storie per quello che sono, e non solo per quello che ci suggerisce un pomodoro.
