Il prototipo che cambiò il modo di guardare la televisione, nacque oltre 50 anni fa, inconsapevole della quota di mercato che avrebbe creato.
Nel 1972, la Magnavox Odyssey divenne la prima console domestica di videogiochi mai commercializzata, venduta al prezzo di 99 dollari. La cui confezione includeva un mazzo di carte, dadi, fiches e dollari finti, unendo quindi il concetto di gioco elettronico con elementi invece tradizionali. Innovazione che nacque dalla mente geniale di Ralph H. Baer, inventore con ben 150 brevetti registrati a suo nome. Funzionante, nello specifico, con sei batterie di tipo C, in grado di proiettare semplici linee e punti di luce in bianco e nero, sullo schermo del televisore (poiché i televisori a colori erano ancora considerati un lusso).
Il 22 marzo 1971, Baer depositò il brevetto numero 3728080, presso l’ufficio di Manchester – New Hampshire, presentando il progetto come “The Brown Box“, per via dello scotch marrone il quale simulava le venature del legno. E dopo aver svolto le pratiche burocratiche, l’esaminatore passò il pomeriggio a giocare con il prototipo. Inconsapevole di star testando la base di quello che sarebbe, poi, diventato un mercato da 172 miliardi di dollari. Brevetto che, infatti, descriveva un sistema per generare, visualizzare e manipolare simboli geometrici, su uno schermo televisivo, anticipando quindi le future console come PlayStation e Xbox.
Una delle prime caratteristiche rivoluzionarie della Odyssey, fu proprio l’introduzione della “light gun”, un fucile con sensore ottico, per mezzo di cui sparare ai bersagli sullo schermo. Un’innovazione che suscitò grande entusiasmo, fra i dipendenti della Sanders Associates, i quali abbandonarono temporaneamente il lavoro per provare, appunto, questa nuova esperienza interattiva. Non a caso, la “light gun” rappresentò un salto tecnologico che avrebbe influenzato molti giochi successivi.
Tuttavia, quando la Magnavox Odyssey venne messa in commercio, nell’agosto del 1972, il mercato dei videogiochi era ancora agli albori. Motivo per cui, la console veniva venduta a un prezzo ridotto di 50 dollari, ma solo se acquistata insieme a un televisore Magnavox. E grazie alla grafica semplice, e all’assenza di suoni, la possibilità di giocare direttamente sul televisore, affascinò il pubblico. Sebbene le vendite iniziali, furono davvero modeste: con 69.000 unità nel primo anno; 200.000 nel secondo; e 400.000 nel terzo.
Il padre dei videogiochi
Ralph H. Baer, conosciuto come il “padre dei videogiochi”, nacque nel 1922 in Germania. Costretto a fuggire negli Stati Uniti, a causa delle persecuzioni naziste, ciò malgrado, studiò elettronica per corrispondenza, mediante paga di operaio. Dopo la laurea in ingegneria televisiva, conseguita nel 1951, lavorò per aziende militari, prima di concepire l’idea di trasformare la televisione in un dispositivo interattivo. E nel 1966, iniziò a sviluppare quella che sarebbe, poi, diventata la Brown Box.
Nel 1971, la Magnavox acquistò il prototipo di Baer, e lo trasformò nella Odyssey. Così, per arricchire l’esperienza di gioco, vennero create 28 cartucce di giochi e pellicole colorate, da applicare al televisore per simulare scenari come piste da sci, o campi da calcio. D’altronde, la Odyssey rappresentava un mix fra gioco elettronico e tradizionale, unendo elementi fisici e digitali. Modello ibrido che avrebbe infatti ispirato le successive evoluzioni del settore.

Il boom degli arcade, e la concorrenza
Tuttavia, mentre la Odyssey cercava di farsi strada nel mercato domestico, Atari stava già rivoluzionando il settore con i giochi arcade. E “Computer Space” fu il primo gioco arcade di successo: quantunque, la vera svolta arrivò con “Pong“, il primo videogioco domestico corredato di effetti sonori. Pertanto, Atari iniziò a conquistare il mercato, spingendo Baer e la Magnavox a cercare nuove strategie per competere: tanto che, l’arrivo dei microchip, rese rapidamente obsoleta la tecnologia della Odyssey.
Eppure, nonostante la Magnavox Odyssey fosse stata superata dalla concorrenza, Baer continuò a innovare. Inventando, negli anni successivi, “Simon“, il celebre gioco di memoria distribuito dalla Hasbro; e altri dispositivi tecnologici, per uso militare e civile. Dunque, Baer venne riconosciuto come un pioniere dell’industria videoludica; la cui eredità vive ancor oggi nelle console moderne, e nella cultura dei videogiochi.